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Danaban, la Volontà del Male
"[...] è un mio ritratto fatto ai tempi della battaglia delle anime, quando
venni chiamato dalla mia signora per abbattere mille anime che sarebbero servite ai
suoi scopi [...]".
Solo nel cuore della notte, dimentico della stanchezza e del dolore, profonda e oscura
anima nutrita di anime sofferenti. Questo il mio destino, la mia maledizione. Erro per
le terre di questo mio mondo portando meco morte e distruzione. Non vi sono possibilità
di scelta, nè rimpianti, non possono esservi, la mia è una condanna. Sento le anime
delle mie vittime che martellano i miei pensieri, scorgo ombre fuggenti al limite del
mio sguardo. Grido, un grido atroce, il suono di mille anime disperate, maledette
dall'uomo che le ha falciate, maledette da me. La notte sembra squarciarsi al mio
lamento, divenendo più oscura, nera, una notte infernale. Spero che questa volta sia
diverso, che qualcosa sia cambiato, che finalmente si sia stancata di me, ma non è così.
Un impetuoso vento s'innalza dal nulla, mi colpisce il volto a monito della sua
grandezza, del suo potere, del totale controllo che ha sulla mia anima. Silenzioso
aspetto il momento della mia liberazione. Il vento aumenta divenendo un vortice di
tenebre innanzi ai miei occhi, sta aspettando, come sempre. Questa è la lotta più
ardua, quella con me stesso. Cerco di focalizzare l'universo in un unico momento,
qualche volta ha funzionato ed il dolore è stato minore. Non questa volta, lei è
impaziente, pregusta il lauto banchetto e non ha interesse a curarsi di me. L'opale
incastonato nel mio petto comincia a pulsare, aumentando fino a riprodurre il ritmico
vorticare tenebroso e si ingrandisce scavando nelle mie carni attimo dopo attimo.
Mi piego in ginocchio, il dolore è insopportabile, ma subito un'invisibile mano mi
rialza e mi ritrovo crocifisso su inesistenti croci, e tutto succede. Il mio petto
esplode in milioni di parti, urla agghiaccianti sfuggono dal mio corpo artigliandosi
alle carni in cerca di appiglio, orrore, dolore, sofferenza, si mescolano nell'aria
e mi flagellano. Poi tutto finisce, l'ultimo lamento viene portato via dal vento che
cala improvvisamente, la notte torna notte, ma il mio petto brucia di un fuoco
inestinguibile. Istintivamente mi guardo il petto aspettandomi di vedere un'immensa
voragine sprofondarmi dentro, come sempre faccio. E come sempre nessuna traccia di
quello che è accaduto ha segnato il mio fisico, l'opale è lì, piccolo e nero, senza
luce, la luce delle anime dei miei nemici, ma tornerà a brillare ancora e ancora e
ancora.
Questo è il mio destino, questa la mia maledizione, sono Danaban, araldo dell'oscura
signora, Danaban il maledetto, l'errante condottiero del male... DANABAN... IL DIVORATORE DI ANIME.
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