Passeggiando nella cittadina di

Silmaril
I Racconti

Vivian, sulle ali del destino

di
Araglar e Vivian


La porta di Silmaril si aprì ancora una volta, e un'agile figura la oltrepassò quasi inconsciamente, come trasportata da un vento soprannaturale creato dal contatto tra i due mondi che lì confinavano: due mondi diversi, eppure simili, tra due dimensioni parallele, che solo pochi riuscivano a scoprire, e che ancora meno avevano il coraggio di oltrepassare.
La porta non era visibile a tutti, ma doveva essere desiderata ardentemente, evocata da sentimenti forti e inarrestabili. Ora si stagliava aperta dietro le spalle della ragazza che l'aveva oltrepassata, ma era già illusione, era già invisibile ad uno spettatore esterno: i due mondi, le due dimensioni, erano nuovamente divise, come se quel breve contatto non fosse mai avvenuto, o quasi.
Non era la prima volta che qualcuno passava per quella porta, erano già passati due guerrieri e non da molto tempo. Ma dopotutto cos'è in questo caso il tempo? Non c'è connessione temporale tra i due mondi, come la connessione spaziale, è sottile ed invisibile. Un visitatore conserva solo i ricordi della sua storia, della sua vita precedente, assieme all'aspetto fisico; per il resto è come un bambino che osserva il mondo dove è nato, e che farà esperienza di esso. La connessione che aveva legato i due guerrieri era tuttavia ancora fortissima, come il loro ricordo ed il loro odio; Araglar ed Horner continuavano a cercarsi nel mondo di Silmaril, dove uno di loro sarebbe morto, dove luce o tenebra avrebbe vinto una battaglia. Ma ora una nuova pedina entrava a far parte del grande ed incomprensibile gioco del destino, un nuovo e sconosciuto personaggio entrava in Silmaril, senza tuttavia farsi notare, senza sapere nulla del suo ruolo nel futuro, avendo con sé soltanto il suo triste passato.
Vivian era una giovane umana con alle spalle un passato di magia, magia ed anche dolore. Nei suoi occhi neri si scorgevano l'amore e la passione, sentimenti che la distinguevano e che la rendevano speciale; nel suo animo, invece, la tempesta infuriava come i flutti del mare che tanto amava. Era una maga di nobile estrazione sociale e dai grandi poteri, ma ora quei poteri erano solo un ricordo, come tutto ciò che apparteneva al suo vecchio mondo, la sua lontana terra Kernar e l'isola di Marèsata, dove era stata addestrata.
Come ogni maga Vivian ha in sé un potere, un potere connesso alla natura da cui trae la sua forza, un potere che può guarire o distruggere; ma Vivian ha sempre saputo come usarlo, e non è mai stata distolta in questo dal desiderio di onnipotenza che spesso la magia fa riaffiorare in lei.
Era nata nelle lontane terre del Kernar, figlia di una nobile famiglia della zona, e aveva avuto un'infanzia felice e sicura, contornata dall'amore e dall'affetto dei familiari.
Era un giorno d'estate e di sole nei boschi a nord del Kernar, quando Vivian giocava, ancora molto piccola, assieme ad una giovane amica, al sicuro dai pericoli, protetta da invisibili guardie che sempre la sorvegliavano, ma che mai erano vedute. E fu in quel giorno che, attirata da strani rumori di foglie e rami, incuriosita, trovò un bambino che vagava con sguardo perso nel vuoto, evidentemente ignaro del luogo dove si trovava, quasi incosciente dopo ore di cammino senza sosta negli intricati boschi.
Aveva i capelli lunghi ed era chiaramente un elfo, era graffiato dai rami e dalle spine del bosco; quando vide Vivian abbozzò un sorriso, la guardò con sguardo fiero ma dolce, e sia in lui che in lei sparì ogni paura; una piacevole sensazione di calore ed affetto li pervase, come se si fossero da sempre conosciuti. Quando Vivian vide quel caldo sorriso, mormorò Ile lian, che nella lingua degli umani del Kernar significa "dolce sorriso"(Ile=dolce, lian=sorriso). Le due parole vennero giocosamente composte dall'amica in un nome: Ilian, che da allora fu il nome del bambino presso gli umani. Solo lui conosceva il suo vero nome e finché restò tra gli uomini non sentì mai il bisogno di rivelarlo, soddisfatto di quello attribuitogli dalla sorellina.
Il bambino si accasciò al suolo stremato e venne portato via dalle guardie che avevano assistito alla scena. Quel giorno strano e agitato cambiò il destino di Vivian, e non solo il suo.
Nel tempo che seguì, Vivian ed Ilian divennero inseparabili come due fratelli di sangue, crebbero in una terra di pace ed onestà, indisturbati dagli affanni del mondo degli adulti. Dopo poco tempo nacque un fratellino, Horner. La gioia della famiglia era al culmine, tutto intorno a loro era serenità e felicità.
Presto Vivian iniziò a manifestare passione e grandi doti per la magia, entusiasmo, questo, assecondato con piacere dai suoi genitori; trascorreva, dunque, lunghe ore con l'anziana del villaggio, che le insegnava molte cose interessanti, basilari per l'apprendimento delle arti magiche. Non molto tempo dopo fu deciso che Vivian sarebbe dovuta andare a vivere a Marèsata, una piccola isola molto lontana, dove maghi e maghe imparavano le arti ed i misteri per diventare poi i saggi delle terre. Vivian fu entusiasta all'idea di partire, intuiva l'importanza che questo lungo viaggio avrebbe avuto per lei, ed il cambiamento che stava per avvenire nella sua vita. Questo era intuito anche da Ilian che, compresa la situazione, dopo aver capito di non poter fare niente per far restare la sorella, iniziò ad allontanarsi da lei: forse pensava che il distacco così sarebbe stato meno doloroso. Vivian notò questo, e notò anche l'attrito che cominciava ad esserci tra i due fratelli Horner ed Ilian, ma non lo comprese fino infondo. Dopotutto, si disse, i genitori avrebbero vegliato su di loro come avevano sempre fatto.
Partì con alcuni guerrieri in un giorno di primavera, mentre il sole illuminava la foresta facendola risplendere e riscaldando l'altrimenti freddo sottobosco. Vivian partì radiosa, sicura che un giorno non lontano sarebbe tornata ed avrebbe ritrovato tutto come era ora, che avrebbe rivisto i suoi fratelli amati, e i suoi genitori, e che avrebbe trascorso con loro ancora molto tempo. Lanciò un ultimo sguardo verso Ilian, che la guardava tentando di nascondere una lacrima che era invece evidente sul suo triste viso, e verso Horner, che la fissava con i suoi occhi neri e cupi. Quando un terribile presagio di orrore le contorse le viscere, Vivian lo lasciò passare, e non se ne curò; partì con il sorriso e non seppe per molto tempo quello che successe alla sua misera famiglia.
Marèsata era un'isola incantevole, immersa nella natura resa splendida dalle arti magiche e dalle cure di quelli che, come Vivian, si erano votati alla magia. Altissimi e verdi alberi si trovavano nel suo bosco incantato, piante di ogni specie facevano capolino ai loro piedi e coloratissimi fiori formavano un arcobaleno che circondava l'intera isola; i flutti del mare poi la circondavano, donandole un'aura azzurra di protezione. Il mare la proteggeva dal mondo esterno e garantiva agli abitanti dell'isola l'isolamento di cui avevano bisogno; esso era molto importante per il popolo dell'isola, che lo venerava quasi come si venerano gli dei, e che traeva da esso molta della forza e della magia che utilizzava e che il mare gli concedeva volentieri, poiché scorgeva negli isolani i saggi che avrebbero salvato le terre dalla foga distruttrice dei popoli che vi vivevano.
Vivian comprese perfettamente il potere che aveva in mano, e con lunghe lezioni imparò a controllarlo; imparò a creare ciò che voleva dal nulla, con la sola forza dell'immaginazione e del desiderio, ma imparò anche a distruggere con un solo gesto della mano, invocando le amiche forze della natura. Le maghe sue maestre le insegnarono la saggezza venuta da anni di errori e disastri, cosicché Vivian divenne una maga giusta e cosciente delle sue possibilità.
Marèsata era guidata da una grande maga che fungeva da supremo maestro e da capo, e che coordinava i lavori e le azioni di tutti gli abitanti, aspiranti maghi e maghi potenti che fossero, questa maga era Callindra. Il sole sembrava oscurarsi e la luna sembrava eclissarsi quando lei appariva; tutto, al suo cospetto, appariva meno degno di nota e persino più sgraziato, tale era la sua bellezza; ma questa bellezza non era naturalmente soltanto fisica, era interiore. Callindra era la maga più saggia che vi fosse da molto tempo, e la sua bontà era ineguagliabile e garantiva serenità alla comunità che, nonostante la sua lampante superiorità, la vedeva come una di loro. Callindra rasserenava gli animi al suo solo passaggio, poiché guariva i mali quasi senza accorgersene ridando forza vitale agli stanchi, insegnando ai giovani, rimproverando telepaticamente i negligenti. Callindra notò Vivian, vedeva in lei se stessa quando era giunta lì, molti, molti anni prima, e la prese sotto la sua custodia, per insegnarle ciò che poteva, e valorizzare i suoi poteri. Vivian apprendeva rapidamente; il suo unico scopo adesso era diventare una maga esperta, ma ciò significava vivere a Marèsata per molti anni ancora e del tempo passò prima che desiderasse ardentemente di rivedere la sua famiglia. Pianse al ricordo dei suoi genitori, e pensò a come il tempo era passato quasi come se non se ne rendesse conto, come un fiume in piena, che lei non poteva, non voleva fermare. Ricordò Ilian ed Horner, ed una morsa le strinse lo stomaco, ma non era rimorso o tristezza per averli abbandonati, era lo stesso presagio di molti anni prima, solo più vivo. Sentiva che doveva partire e che stava succedendo qualcosa di grave, che lei avrebbe dovuto fermare, ma i suoi piani per partire abbandonarono presto la sua mente. Poco dopo infatti arrivò una nuova maga nell'isola: non era come le altre, sembrava distante. Nei suoi occhi si scorgeva l'infinito, e metteva paura. In breve tempo questa maga aumentò il suo potere, o meglio mostrò tutto il suo potere, che aveva tenuto nascosto. Callindra aveva visto con gli occhi della mente, e si era rinchiusa nelle sue abitazioni in una lunga meditazione, dalla quale non uscì per molto tempo. Lei vedeva quello che in realtà stava accadendo, a differenza degli altri, e si stava preparando per l'inevitabile battaglia, per una strenue e difficile difesa dell'isola; si stava preparando per il suo dovere, per quello che aspettava ormai da molto tempo, difendere Marèsata dalla rovina e dall'oblio. Callindra aveva visto la verità nei bui occhi della maga arrivata, Zharija, ne aveva visto la natura: era una strega, una strega dai grandi poteri, mandata per soggiogare lentamente l'isola ed i suoi abitanti, per aggiungere alle già grandi file del male molti nuovi fragili maghi, e per eliminare quelli troppo ostinati. Vivian non vide né seppe nulla, ciò era al di là della sua preveggenza, tuttavia stava vicina a Callindra, conscia che qualcosa stava per accadere.
Infine venne il giorno deciso per la battaglia, Zharija entrò non notata dove risiedeva Callindra, che la stava aspettando, e la sfidò con la sua magia. Erano due esseri fatati, due maghe di capacità ineguagliabili e spaventose, tuttavia la battaglia non fu vista né sentita da alcuno: ciò non rientrava infatti nei piani della strega. Zharija e Callindra, oscurità e luce, vennero trasportate in un luogo senza tempo, dove sarebbero state decise le loro sorti, ma il destino aveva già deciso cosa sarebbe successo, il destino aveva intravisto soluzioni oscure ai mortali. Fulmini piombarono dal cielo, investendo le due figure alte ed esili, ma una ne assorbiva l'energia, l'altra ne subiva i devastanti effetti; Callindra venne svuotata della sua energia, che entrò in Zharija che con abile mossa ne utilizzò parte per bloccare la maga. Alzata dal suolo, circondata da cerchi di fuoco azzurri che già le ustionavano la bianca e candida pelle, la maga cercò di reagire, ma la strega aveva ormai preso il sopravvento. Callindra aveva sempre saputo cosa sarebbe accaduto, ma aveva voluto provare, non avrebbe mai potuto lasciare il male vincere senza opporvisi; per questo fu pronta a fare ciò che aveva programmato da lungo tempo, e comunicò telepaticamente con la sua prediletta, colei che avrebbe dovuto prendere il suo posto un giorno: Vivian.
Vivian udì delle tristi parole sussurrate dal vento nelle sue orecchie, e seguendo il suo istinto, vi prestò attenzione: << Vivian, mia prediletta, in un luogo lontano Zharija la strega mi sta vincendo, come tutte le profezie ed i presagi mi avevano già annunciato. Il mio destino si compie qui, il tuo invece ha in serbo per te molte sorprese. Zharija si impadronirà delle mie sembianze, e soggiogherà Marèsata con menzogne mascherate da giustizia. Vivian, devi evitare questo; questa è la missione che tanto ho atteso per affidarti. Ora torna nelle terre, dove dovrai scoprire un'altra parte del tuo destino, che tuttavia mi è oscura. Segui gli eventi, non remare contro il destino, accadrà ciò che deve accadere, ed il destino ti guiderà dove ha deciso, ma sarà lontano. Ma ricorda, dovrai tornare qui e sconfiggere le tenebre, in qualunque modo, con qualunque mezzo, con qualunque aiuto troverai. Ti affido il mio ricordo figlia mia, sii una degna erede>>. Vivian chiamò il nome della maestra, ma il vento era già svanito in un vortice. Vivian pianse, aveva perso una madre, come forse aveva perso anche gli altri familiari. Sarebbe partita subito, e si sarebbe lasciata trasportare dal vento del destino, dove lui avrebbe voluto portarla. Evocò le forze della natura, evocò le nuvole ed il vento, evocò il loro aiuto, e si trovò a casa.
Molto lontano il corpo di Callindra si contorse in uno spasimo di dolore, il colorito bianco era sostituito da un colore bluastro di morte, la bellezza era intatta, il viso atteggiato ad una lieve smorfia di disgusto e dispiacere. Poi il corpo si alzò, ed i cerchi di fuoco svanirono ad un suo comando, Zharija si guardò, poi emise un gemito soffocato. Con un'immensa collera negli occhi e nel nero animo Zharija si rese conto di essere stata giocata: Callindra aveva intuito, o forse aveva sempre saputo le sue intenzioni, ed aveva per questo annullato i suoi poteri. Zharija era in pericolo, dopotutto con la forza di entrambe sarebbe stata imbattibile.
Vivian guardò la sua casa disabitata, guardò i luoghi della sua infanzia, e pianse lacrime di rimorso e dolore. Venne subito a conoscenza di ciò che era accaduto alla sua famiglia, della partenza dei due fratelli e dell'uccisione dei suoi genitori, tuttavia non venne a sapere che era stato Horner a farlo, poiché i vicini non l'avevano mai saputo. Rimase immobile, per un lungo istante accecata da una profonda tristezza e dal rimorso per aver abbandonato la sua famiglia ad una fine così orribile. Ripensò alle parole della sua maestra, aveva detto che avrebbe conosciuto un'altra parte di ciò che il destino aveva in serbo per lei, era questo dunque? In quel momento, conscia di dover partire per la sua missione, evocò ancora una volta il vento e si fece trasportare, non sapeva dove sarebbe giunta, dopotutto anche la prima volta non aveva guidato lei il vento, ed era stata trasportata dove si voleva lei giungesse, ora dove sarebbe finita? Durante il viaggio, mentre si sentiva leggera ed inconsistente nell'aria, si trovò a desiderare di ritrovare i suoi fratelli, che sperava ancora vivi. Desiderò poi un modo per sconfiggere la strega Zharija, ma non sapeva quale sarebbe stato. Con suo sommo stupore quando riaprì gli occhi si trovò in un bosco, fissando una piccola porta in legno con su scritto Silmaril, una porta che dava sul nulla, sull'ignoto. Capì che doveva oltrepassarla poiché era stata chiamata da lei, dai suoi sentimenti, o dalla magia che li aveva evocati in lei. La aprì lentamente, non sapendo esattamente cosa aspettarsi al di là, la oltrepassò, provò un attimo di smarrimento, e si ritrovò in una stanza. Dunque le leggende raccontatele da Callindra erano vere, esisteva un mondo, un'altra dimensione dove avrebbe imparato da zero nuove abilità e nuove magie, senza tuttavia disporre delle sue già acquisite! Ormai sapeva dov'era, e si avviò alla ricerca di indizi per farsi strada in quel nuovo mondo, nel quale conosceva solo se stessa.
Passò il tempo in Silmaril, passò veloce e Vivian si ambientò bene ed iniziò ad approfondire conoscenze nuove e potenti, che l'avrebbero aiutata in seguito. Poi, un giorno accadde finalmente ciò che il destino aveva deciso da tempo, Vivian viaggiò per i vasti territori di Silmaril con un giovane elfo, un forester di nome Araglar. Sin dall'inizio le era sembrato di conoscerlo, tra loro c'era una sintonia che sembrava provenire da altri tempi. Poi, poco prima che si congedassero, il loro passato venne svelato ed i loro dubbi rimossi, egli era Ilian, suo fratello.
Araglar era il suo nome elfico, nome che non aveva mai voluto dimenticare o abbandonare. Da lui apprese la storia della sua famiglia e della rovina di essa, e venne a conoscenza di ciò che gli era successo e della missione che si era posto: sconfiggere Horner per sempre.
Riconciliata con il fratellastro e felice di averlo ritrovato, nonostante la profonda tristezza che le pervadeva l'animo per i familiari e la maestra, incontrò anche Horner. Da lui apprese le motivazioni delle sue azioni, e potè scorgere l'odio scorrere nelle sue vene assieme al sangue. Tuttavia non riuscì a provare odio per lui, era sempre suo fratello. L'entrata in scena di Vivian nella storia dei due fratelli avrebbe avuto senz'altro grande peso sugli avvenimenti, sulla loro lotta che continuava ormai da moltissimo tempo. Vivian tuttavia aveva una missione personale da compiere: le sue scelte e le sue azioni avrebbero influito sulle vite di molti uomini in futuro.








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